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Michele Bajo

JULIO SALVADOR SAGRERAS

Le Prime Lezioni di Chitarra

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A quasi 100 anni dalla prima pubblicazione, un’ analisi generale del contesto in cui nacque, ed un paragone con lo sviluppo della didattica e dello strumento dagli anni 80 ad oggi.




Sfogliando il volume, già a prima vista, sembra quasi incredibile che abbia come oggetto proprio lo stesso, identico strumento.


A 100 anni di distanza è opportuno, o forse necessario, “vedere”, esaminare questa fondamentale opera didattica per principianti sotto diversi aspetti, tutti ugualmente importanti.


A prescindere dal fatto che neanche sarebbe possibile, questo articolo non tratta le difficoltose materie della impostazione e della tecnica affermatesi nell’epoca in cui nacque il metodo in oggetto, infatti il presente testo accenna, più in basso, anche ai motivi per cui ciò non è possibile.



di Michele Bajo

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Osservando dal 2020, a quasi un secolo di distanza dalla prima apparizione sul mercato dell’editoria della didattica chitarristica avvenuta nel 1922, dapprima attraverso una minore casa editrice locale, ma già poco tempo dopo la lungimirante “volpe” Ricordi Americana di Buenos Aires, l’impostazione metodologica, gli elementi, l’articolazione ed altre caratteristiche di Le prime Lezioni di Chitarra (nel seguito LPLC), generalmente parlando, si distinguono nettamente, anzi radicalmente da quelle degli innumerevoli metodi “mainstream” pubblicati nei decenni scorsi (specialmente gli ultimi tre).


Questo testo rappresenta invece un quadro generale storico-sociale-culturale in cui l’”immortale” metodo di Sagreras si colloca, il contesto che ha determinato, o in ogni caso contribuito alla sua specifica, se non addirittura unica impostazione didattica, difficilmente paragonabile, struttura ed ai “tosti” contenuti. Proviamo ad individuare, a determinare “storicamente” i motivi.


È necessaria - al di là di eventuali considerazioni o appunti etimologico-linguistici da parte di lettori che possono anche essere esatti - soltanto ai fini della comprensione del seguente contenuto, precisare una definizione sommaria di due termini, uno dei quali ricorrente frequentemente, onde ovviare a fraintendimenti;


Postura” sta per un concetto relativamente astratto, riferito alla posizione del corpo umano anche casuale, libera, quindi anche nel senso di non assunta consapevolmente, oppure invece per costrizione.


Impostazione” è invece il termine di un concetto più concreto e circoscritto, in quanto relativo ad una determinata posizione assunta in modo controllato, del tutto volontariamente e consapevolmente, secondo criteri sviluppati e stabiliti ad un determinato scopo. Per questo motivo questo secondo termine è quello usato nel presente articolo.

Intorno al 1900/1915, il contesto in cui si svolgeva l’insegnamento - ed apprendimento - della chitarra nonché di altri strumenti (classici) nella borghesia e negli ambienti dell’aristocrazia, per quanto ancora esistente e/o sopravvivente, era assai diversa da quella specie degli ultimi 30-40 anni, ossia dagli anni 1980 a questa parte.


L’allievo, a prescindere dall’età, era abituato a molto più rigore e disciplina, richiesta, oltreché in famiglia e dal sistema scolastico, sia dall’insegnante che nei confronti di sé stesso, per ciò che l’individuo poteva esigere da sé stesso.


Disciplina, tenacia, ambizione, senso del dovere, regolarità nella vita quotidiana erano valori normali, per così dire stabilmente intrinsechi ai detti ceti. Non deve dunque stupire se per Julio Sagreras era “normale” pretendere in ogni singolo esercizio, studio o brano - è più che eloquente ed “azzeccato”, infatti, il termine da lui adottato “lección” piuttosto che “studio” o “esercizio” - qualcosa di nuovo, ossia un nuovo elemento tecnico (o anche musicale) che settimana per settimana poneva e doveva porre l’allievo dinanzi ad una novità, spesso anche importante (ne è un esempio, fra tanti, la Lezione 49), ad una “sfida” da affrontare con impegno, un progresso da acquisire ed assimilare nel giro di sette, o magari quattordici giorni.


Il contesto sociale di allora permetteva di ritenere ciò normale ed anzi, addirittura un “dovere”, obbligatorio nei confronti degli stessi allievi e dei loro genitori, particolarmente attenti all’effettiva formazione dei figli sia relativamente alle capacità musicali e materiali abilità che alla personalità e cultura nel senso più lato del concetto, alle quali la seria formazione musicale, alquanto solida, doveva in ogni caso contribuire.

In quale modo, sul piano psicologico-mentale avvenisse l’approccio allo studio di uno strumento, nel 1910, 1920 per i suddetti motivi non era “di pertinenza” dell’autore del metodo e/o del maestro, al contrario di oggi (ci manca poco che un metodo per bambini, ragazzi, diventi un divertente giornalino a fumetti).


La richiesta applicazione, l’interesse nella maggior parte degli allievi - sicuramente non mancavano le eccezioni - già sussisteva in partenza come “naturale” presupposto, una condizione già preesistente per educazione, carattere.


Nelle suddette classi, l’apprendimento di uno strumento musicale fino ad un livello medio-alto – stiamo parlando dell’inizio del XX secolo e dei decenni precedenti – era per un lungo periodo addirittura al centro della formazione dei giovani ovvero dei figli (come anche l’equitazione, la danza classica, oppure la lingua francese).


La formazione musicale in genere e quindi la scuola di Sagreras si collocano chiaramente in un retaggio di questa importantissima e fertile fase nella storia della musica classica, strettamente legata alla storia della società, e ne costituiscono, palesemente, una sorta di conservazione e proseguimento.

Julio Sagreras: El Colibrì - Andrea De Vitis

Che “il Sagreras” (ossia Le Prime Lezioni di Chitarra) sia “obsoleto”, come da quasi quattro decenni innumerevoli insegnanti sostengono, specie oltralpe, può immediatamente e facilmente essere confutato dal fatto che la tecnica, l’approccio, l’apprendimento dell’interpretazione sulla chitarra nella sua spesso sottovalutata complessità i quali LPLC ha come obiettivi sono conditio sine qua non per l’interpretazione ad alto livello stilistico, qualitativo ed espressivo di tutto il repertorio di quell’epoca.


Stiamo dunque parlando, relativamente all’importanza più che ad una effettiva quantità numerica, della metà del repertorio della chitarra, o quasi. Intendesi, il repertorio che spazia dai preromantici, romantici fino oltre la metà del secolo scorso. Un allievo, uno studente che non capisce che cosa acquisire e capire tramite “il Sagreras” (o pochissimi ottimi metodi affini, beninteso) non sarà un importante interprete specie del repertorio pre-romantico, romantico e post- romantico, perché, non disponendo dei rispettivi mezzi, delle rispettive capacità “pratiche”, non sarà in grado di creare, vivere, trasmettere l’atmosfera, le particolari sensazioni, il gusto tipici dell’epoca. Punto.


Se da un lato questo glorioso metodo può dunque sembrare non più consono, non adatto all’insegnamento “di oggi”, dall’altro quanto permette di acquisire ed assimilare, presupponendo le condizioni descritte nel seguito, rimane oggettivamente ed assolutamente valido per un bagaglio interpretativo che sia in grado di gestire il ricchissimo, splendido repertorio che va, appunto, dalla metà dell’800 (circa anni 1830) fino almeno al 1950, e senza il quale la chitarra neanche esisterebbe.

Ma anche a prescindere dai criteri stilistici-idiomatici- interpretativi l’autore del presente articolo è dell’avviso che se si parte dal presupposto che l’allievo abbia il diritto ad imparare il più possibile, sia sul piano della tecnica o “manualità” che sul piano dell’interpretazione nel senso più generico del termine, nell’arco di un determinato periodo di tempo (che, riguardo alle LPLC può essere di circa 9 mesi fino ad un anno, anche un anno e mezzo a seconda delle circostanze del rispettivo allievo), Le prime Lezioni di Chitarra sia il metodo ineguagliato, imbattibile per conseguire tale oggettivo risultato.


È sottinteso che il metodo è soltanto una base, un supporto, sul quale devono essere applicati impegno, disciplina, diligenza e ambizione dell’allievo (mettiamoci anche il rispetto per la figura del maestro). La scuola avente come base LPLC indirizza, orienta l’allievo ben equipaggiato relativamente ai vari essenziali capisaldi della tecnica in una direzione per poi, “da grande”, poter fare autonomamente le sue scelte musicali-interpretative e creative, anche proprio grazie a detto “equipaggiamento”.

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