M.Fragnito-L. Matarazzo 
guitar duo
Music for two guitars Vol.1

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Se la rinascita della chitarra - complesso fenomeno musicale squisitamente novecentesco - si manifesta direttamente a partire dal 1920 (all'incirca da quando inizia l'ascesa concertistica di Andrés Segovia), l'ampliamento della letteratura per duo di chitarre avrà inizio più tardi, intorno agli anni Sessanta, cioè da quando la grande concertista francese Ida Presti, costituito un duo con il chitarrista Alexandre Lagoya, creerà intorno alla formazione un'ondata di interesse tale da indurre numerosi compositori a scrivere per dodici, oltre che per sei, corde. Dopo la prematura scomparsa di Ida Presti, saranno altri duo a sostenere, con la loro stimolante presenza, l'incremento del repertorio originale: i fratelli Sergio ed Eduardo Abreu soprattutto e, in Italia, il duo formato da Mario Fragnito e Lucio Matarazzo, attivi ormai da un ventennio sulla scena concertistica.

Mario Castelnuovo-Tedesco, che già era stato provvido fornitore di musiche per la chitarra di Andrés Segovia, sarà in prima linea anche nella battaglia a favore del duo chitarristico, e il suo impegno culminerà nel 1962 con il ciclo di ventiquattro Preludi e Fughe intitolato "Les guitares bien tempérées".

Precedentemente, cioè nel 1961, l'autore aveva, per così dire, preso le misure alla formazione componendo la "Sonatina canonica" in tre movimenti (Mosso, Siciliana, Fandango in rondò), ciascuno dei quali si svolge, nei rispettivi e santificati ambiti formali di stampo settecentesco, adoperando costantemente l'artificio polifonico del canone in diverse, e sempre magistralmente dominanti, soluzioni architettoniche. È implicito, nel titolo della composizione, se non un omaggio, certo un ammiccamento a Luigi Dallapiccola, compositore che, nella sua giovinezza, aveva devotamente avvicinato, a Firenze, il più anziano collega Castelnuovo-Tedesco, ricevendone incoraggiamenti e consigli preziosi, Dallapiccola compose tra il 1943 e il 1946 la sua "Sonatina canonica" per pianoforte, su temi di Niccolò Paganini.

A quasi vent'anni di distanza Castelnuovo-Tedesco riprende lo schema canonico e lo assoggetta al suo gusto per l'invenzione melodica e per l'allusività mimetica e, nel terzo tempo di questa sua "Sonatina canonica", anche di comporre una danza ironicamente rivolta alla "maniere" della musica chitarristica spagnola.

L'artificio polifonico insomma si spoglia qui delle sue funzioni retoriche e alimenta invece, cxm le sue iterazioni, un dialogo oscillante tra il salotto e il teatro.

All'estremo opposto del programma (non soltanto per l'ordine di successione dei brani) si pone la "Tango Suite" di Astor Piazzola, il famoso bandoneonista e compositore argentino che, dopo il successo ottenuto tra i chitarristi con le "Cinto Piezas" per chitarra sola, ripropone gli elementi della sua poetica in una realizzazione chitarristica ancora più drammaticamente contrastata.

La forma dei suoi brani, fondamentalmente basata sulla ternarietà con "da capo", sfila in una successione episodica che oppone fasi di rovente tensione ritmica a slarghi di un lirismo febbrile, quasi delirante: se in questi prevale una scrittura melodica-accordale di derivazione pianistica, in quelle la sonorità si prosciuga e si appuntisce spesso in un originale impiego percussivo dello strumento, che abbandona i suoi aloni armonici per esplodere in schioccanti frustate.

In questo duo, come in altre sue famose composizioni orchestrali, Piazzolla, spiega con frenetica ridondanza di colori le caratteristiche di un particolare genere si musica che ha in lui, interprete dell'anima e della cultura bonoarense, un cantore appassionato e sapiente, una sorta di Borges della musica, che sente il "rango" non già come una danza, ma come un modo di vivere, una poetica ed una filosofia.

Tra i due lavori di maggior peso, che stanno all'inizio e alla fine del programma, figurano varie composizioni di più breve durata, a cominciare dalle "Micropiezas" con le quali il famosissimo chitarrista-compositore cubano Leo Brouwer rende omaggio a Darius Milhaud, maestro dell'eclettismo musicale, che amava la contaminazione ed il "pastiche" ed al quale era piaciuto di scrivere musica "brasiliana" senza uscire dai suoi raffinati panni di francesismo uomo di cultura (l'occasione gli fu data dal suo soggiorno a Rio de Janeiro, dove risiede lavorando in diplomazia per alcuni anni).

In verità, qui è un autore latino-americano, anzi caraibico, che si rivolge, con un omaggio devoto, spiritoso ed indipendente, al Novecento francese ed alle sue ambigue stratificazioni ritmico-armoniche, adoperando forme aforistiche in una successione che raggiunge il suo culmine dinamico nel terzo dei cinque pezzetti.

Il britannico Stephen Dodgson è stato uno dei più importanti e prolifici tra gli autori che, a partire dagli anni Cinquanta, hanno incominciato a comporre per chitarra con una regolare e devota continuità; egli non soltanto ha scritto per lo strumento due Concerti, tre Partite, un ciclo di variazioni e altri pezzi minori, ma ha anche contribuito alla letteratura didattica con una fondamentale raccolta di Studi da concerto.

Stranamente, i suoi interventi nel settore duochitarristico sono stati assai pochi, e questa «Promenade I" composta per il duo Fragnito-Matarazzo, è finora uno dei lavori più rilevanti di Dodgson per due chitarre. Si tratta di una musica a programma che "narra" gli episodi di una passeggiata con ironia e divertita cordialità.

John W. Duarte, chitarrista-compositore di Londra, attivo anche come didatta e scrittore di libri sulla chitarra, ha invece composto, oltre a moltissima musica per e con chitarra, alcuni imponenti cicli di variazioni per due chitarre, il primo dei quali ("Variations on a French nursery song") proprio per il duo di Ida Presti, che del compositore era amica ed estimatrice (come Andrés Segovia, che elevò il nome di Duarte a fama internazionale incidendo il disco la "English Suite").
Oltre a condurre a termine composizioni di vasto respiro, Duarte amava spesso cimentarsi in lavori di piccole dimensioni, scritti occasionalmente per amici. È il caso delle "Six friendships" di questo programma, divertimenti che si svolgono tra la bravura, l'ironia e la cordialità, magari anche assumendo un brano altrui (ad esempio un famoso ed ispiratissimo Studio in si minore di Fernando Sor) quale pretesto per intesservi una piacevole conversazione musicale.

Infine, Tojoko Yamashita, pianista di origine giapponese, ma di formazione europea, alterna all'attività concertistica, sia solistica che in duo con la cellista Barbara Brauckmann e con la pianista Mio Takahashi, quella di compositrice. Il brano qui presentato ("Marcia delle formiche") si rifà alla favoletta cinese, in cui un bimbo di nome Lu riesce a sconfiggere l'orso che insidiava il suo villaggio grazie all'aiuto delle sue amiche formiche: ritmi che si intersecano su un ostinato di marcetta e bicordi di quarte in successione creano un pezzo di piacevole ascolto.

Angelo Gilardino
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