
di Cristiano Poli Cappelli
Il bellissimo Cd che sto ascoltando è una di quelle registrazioni che, in un certo senso, non ti stupiscono.
Luigi Attademo ci ha abituato a incisioni ed a performance dal vivo di notevole importanza, e possiamo dire senza ombra di dubbio che le sue interpretazioni sono un riferimento di valore assoluto.
La musica di Domenico Scarlatti è ricchissima di elementi stilistici derivanti dalla sua formazione e dalla sua esperienza musicale.
Nelle diverse Sonate troviamo elementi legati alla vocalità, che richiedono all’interprete un certo gusto nella condotta del “canto”; in altre la ricerca armonica è ancora più complessa e frutto di una commistione con elementi del folclore spagnolo e, in particolare, andaluso.
La Sonata K380 è vitale, ritmica, articolata, fiorita in maniera perfetta. Alle Sonate più “eseguite”, da Andrès Segovia in poi, Attademo aggiunge alcune opere meno celebri, nelle quali la sua interpretazione è ancora più convincente, se così posso dire, e risente ancor più, della sua personalità musicale.
Oggi, le Sonate di Scarlatti sono sottoposte ad analisi di ogni tipo: formali, armoniche, psicologiche.
Ogni analisi ne indaga un particolare aspetto, le motivazioni, le retrospettiva, le forma ed i contenuti e sembra quasi che Attademo abbia cercato di immedesimarsi, facendosi attore, nel mondo musicale di Scarlatti, cercandone quasi i moventi psicologici, oltre che musicali, come a mostrare questa musica meravigliosa in una forma di Verità, una verità che sappiamo non essere assoluta ma relativa.
Io credo che, a questa Verità, Attademo si avvicini molto.
Cristiano Poli Cappelli

Il Cd in questione è una raccolta di quindici Sonate di Domenico Scarlatti, trascritte dallo stresso Attademo ed interpretate su una magnifica Guadagnini del 1851 che, da un lato, restituisce un suono che potremmo definire più vicino a quello dei primi interpreti di queste sonate di Scarlatti e, da un altro lato, presenta delle sue caratteristiche proprie di nitidezza e polifonia che meravigliano l’ascoltatore.
Il lavoro di Attademo è impeccabile e di livello altissimo.
Attademo si cimenta con coraggio e raffinatezza nella lettura di alcune tra le Sonate più eseguite senza paura alcuna.
Ascoltare la Sonata K 322 è un piacere: per il suono, per il tempo semplicemente perfetto, per le scelte stilistiche impeccabili che mescolano sapientemente un atteggiamento romantico ed uno più rigoroso, una varietà di timbri che resta sempre accennata, ben definita ma mai volgare o esagerata - come, purtroppo capita spesso di ascoltare ultimamente.
Attademo mostra di sapere perfettamente che varietà timbrica non consiste semplicemente nello spostare la mano destra lungo le corde ma in un atteggiamento interpretativo ed in una personale predisposizione al gusto estetico.


