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Il CD del mese

Novità discografiche

di Cristiano Poli Cappelli

Mi trovo a recensire per la prima volta un Cd di Marco Caiazza, chitarrista che ho avuto il piacere di ascoltare più volte, sempre in ambito discografico.


Avevo, dunque, avuto modo di conoscere ed apprezzare molto la sua freschezza ed inventiva interpretativa. Mi riferisco  in particolare alle sue notevoli esecuzioni di Agustiín Barrios pubblicate da DotGuitar/CD, che mi hanno colpito piacevolmente.


Ero, dunque, particolarmente curioso di ascoltare questo Cd che contiene un genere di musica completamente diverso - ma tutto sommato, così diverso? - da quello del compositore paraguaiano.


Un pre-giudizio era già presente dentro di me: ero sicuro che anche alle prese con Bach, Caiazza avrebbe fornito un’ottima interpretazione e non mi sbagliavo.


Il Cd contiene delle trascrizioni tratte dal repertorio bachiano per Lautenwerk e per violino solo.


Nel caso della Suite BWV 996, che tutti noi chitarristi conosciamo, ci troviamo di fronte ad un’opera scritta per uno strumento, il Cembalo-liuto, che unisce le sonorità del liuto e delle corde di budello, con un meccanismo tecnico proprio del cembalo e dello strumento a tastiera, con tutto quello che ne consegue in termini di agevolezza tecnica e di tenuta dei suoni e delle voci.


Sta di fatto che i chitarristi tendono quasi a considerare questa suite come un’opera scritta per chitarra, tale è la vicinanza estetica al nostro strumento.


Di solito amo, quando possibile, ascoltare e recensire i Cd partitura alla mano: non per scovare, con atteggiamento inquisitorio, errori o altre magagne dell’interprete ma, al contrario, per godere delle sottigliezze di fraseggio e di approccio musicale.


Il Preludio della Suite BWV 996 mi sorprende subito per la grande capacità di Caiazza di far sembrare semplicissimo quello che non è.


Penso ai suoi trilli realizzati con una leggera dinamica discendente, deliziosa; o ai gruppi di trentaduesimi

Marco Caiazza plays Bach

Marco CAIAZZA, guitar


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La Bourré è giocosa e ritmica e ci prepara al finale della suite, una Giga dove Caiazza mantiene fede al suo approccio interpretativo mostrando di non avere a cuore una esuberanza fine a se stessa ma delle precise scelte musicali ed estetiche.

     

La Fuga della Sonata n. 1 BWV 1001, conosciuta da noi chitarristi come la Fuga BWV 1000 della versione per liuto, è stata trascritta da Caiazza dalla versione violinistica, al fine di superare i vari refusi della versione per liuto. Il livello è, anche qui, molto alto. La preparazione musicale è davvero notevole: ogni entrata del soggetto è sottolineata benissimo, con la stessa articolazione e con una ottima capacità di evidenziare le singole voci, sia dinamicamente che timbricamente.


Amo molto il modo in cui Marco separa i vari elementi fraseologici quasi imitando certi vezzi cembalistici. Il risultato di un tipo di lettura di questo genere è proprio una intelligibilità dei vari elementi della fuga, in particolare dove è molto facile che l’interprete - e l’ascoltatore - possa perdere l’orientamento.

     

La Partita n. 2 BWV 1004, sempre trascritta da Caiazza - pubblicata da Volontè & Co. LINK - mantiene i livelli ottimi delle altre opere del Cd.


L’ordine delle danze è quello tipico e vede la successione di Allemande, Courante, Sarabande e Gigue.

Questa Partita termina, tuttavia, con uno dei brani più celebri della storia della musica: la Chaconne che ha annoverato tra i suoi interpreti i più grandi nomi del concertismo, dei più disparati strumenti musicali.


Come dicevo in relazione alla Fuga della Sonata BWV 1001, Caiazza ha una notevole capacità di mettere in risalto l’incedere dei diversi episodi musicali sottolineandoli con lievi separazioni o differenziandoli con diversi elementi timbrici o di articolazione.

leggerissimi, senza esitazioni, ma allo stesso tempo nitidi e a fuoco, come se fossero eseguiti su una tastiera. Colgo l’occasione, en passant, per sottolineare anche il bellissimo timbro e sustain della chitarra di Alessandro Marseglia, con cui  è stato inciso il CD.


Il Preludio incede con eleganza, precisione, bellissime articolazioni (col senno di poi è una delle letture che ho amato di più del CD). L’Allemande è eseguita con un andamento non eccessivamente rapido, come capita di ascoltare sovente, ma con un giusto tempo che consente all’interprete di mettere in luce delle voci nascoste e di gestire il fraseggio e dare una calma cantabilità.


Il Courante è di pari livello, eseguito in perfetto stile francese e con vivacità.

La Sarabande è incredibilmente introspettiva. È encomiabile il fatto che Caiazza non tema assolutamente il fatto di staccare tempi sostenuti, senza paura di perdere il filo di una tensione espressiva che è una trappola in cui potrebbe facilmente cadere un interprete di secondo piano.


La Sarabande è assolutamente efficace e mi obbliga ad ascoltarla con grande attenzione e concentrazione, restando con il fiato sospeso su ogni nota lunga, nell’attesa del levare successivo, senza mai avere la sensazione di staticità del ritmo musicale.

Quello che ne emerge è un’interpretazione molto personale che sfrutta, giustamente, alcune peculiarità del nostro strumento - risonanze, capacità di realizzare degli arpeggi, articolazione - senza renderla un’esecuzione “chitarristica”.


Mi sembra di comprendere che l’idea di Caiazza sia stata quella di trascrivere autonomamente la Ciaccona per darne una lettura che non avesse le limitazioni della meccanica violinistica ma senza violarne quel fascino che deriva proprio dal fatto che non tutto è esplicito, detto, annunciato.


Per trovare un elemento di riflessione, più che di critica, si potrebbe dire questo notevole lavoro, oserei dire intellettuale, di ricerca di equilibrio e chiarezza avrebbe potuto lasciare il passo o quanto meno condividere il percorso, in qualche circostanza, con una maggiore esuberanza dinamica che in alcuni momenti è mancata, forse proprio nella Ciaccona.


Resta il fatto che si tratta di un Cd notevole, come notevole è il suo interprete.


Un Cd che merita grande attenzione.


Cristiano Poli Cappelli