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CUCCHI


Pag.13 - La Sequenza XI, Cuba, programmi ed altro (ancora anni '80)

La pagina di Flavio Cucchi

F.Cucchi

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di Flavio Cucchi


Stavo per passare agli anni '90 ma mi sono venuti in mente altri episodi significativi del decennio precedente, così ricco di soddisfazioni e di nuove esperienze.



Luciano Berio e la Sequenza XI

Il suggerimento è piaciuto al Maestro che l'ha utilizzato nel pezzo procurandomi uno scherzoso cazziatone da parte di Eliot che non era pratico di quella particolare tecnica.



Era la prima volta che andavo nei Caraibi ed era il primo festival internazionale di chitarra davvero importante a cui partecipavo e per questo ne ho dei ricordi molto vividi malgrado siano passati 30 anni.


Il caldo tropicale, la musica dappertutto, il mojito con la hierba buena, i sigari della Vuelta abajo, i musicisti famosi, le belle ragazze, le automobili anni '50 colorate, tutto contribuiva a creare un'atmosfera elettrizzante e fiabesca…


In quegli anni di guerra fredda Cuba era isolata dal mondo occidentale e i chitarristi locali facevano fatica a procurarsi gli spartiti e soprattutto le corde.


Erano costretti a copiare a mano gli spartiti che riuscivano a trovare e per far durare di più le corde avevano escogitato curiosi espedienti: quando i bassi erano consumati li bollivano in un pentolone e li rimontavano sullo strumento!


Appena rientrato in Italia sono andato a Milano e sono riuscito ad ottenere una generosa donazione di spartiti per gli amici Cubani da parte di Suvini Zerboni.


Diversi anni più tardi ho incontrato ad Alessandria Eli Kassner  

(https://en.wikipedia.org/wiki/Eli_Kassner) che mi ha consegnato il DVD di quelle registazioni televisive, alcune delle quali ho postato su YouTube

Nel 1987 è stata commissionata a Luciano Berio  “Sequenza per chitarra sola”, dedicata ad Eliot Fisk, undicesima della serie di Sequenze che il Maestro ha dedicato agli strumenti solisti.


Quando Eliot è venuto a Firenze per iniziare a lavorare sul pezzo, mi ha chiesto di accompagnarlo a casa del compositore.

Conoscevo già Luciano Berio: in precedenza mi aveva invitato a registrare delle musiche sue nell'ambito di Tempo Reale, il centro di ricerca musicale da lui fondato in quello stesso anno e tuttora attivo.

https://www.temporeale.it/


Quando poi Eliot è tornato negli USA Berio aveva iniziato a rivolgersi a me per consigli di carattere tecnico-strumentale.

Un giorno mi ha chiesto di fare un elenco di tutti i modi possibili di eseguire legature e abbellimenti sulla chitarra. Dopo aver scritto tutti quelli tradizionali mi è venuto in mente di includere anche una tecnica della chitarra elettrica: il tapping.


Poco dopo il completamento della Sequenza ho avuto occasione di rivedere Berio a casa sua.

Gran fumatore di sigari, aveva saputo che stavo partendo per Cuba, e mi aveva pregato di “contrabbandargli” una scatola di Cohiba, i sigari che fumava Fidel Castro, qui introvabili per via dell'embargo.

In quella occasione gli ho chiesto a bruciapelo quale fosse il senso della Sequenza XI.


Si è concentrato per alcuni secondi e mi ha risposto testualmente: “è una sorta di Flamenco impazzito”

E' la chiave di lettura dell'autore. Buono a sapersi, no?



Il IV Festival de la Habana 1988


Come ho appena anticipato ero stato invitato da Leo Brouwer a suonare al IV Festival de Guitarra da La Habana, importante manifestazione da lui fondata nel 1982.


I concerti si svolgevano alla Sala Covarrubias e venivano registrati dalla TV inglese (La BBC) che avrebbe poi mandato in onda i migliori.


Il concerto è stato molto apprezzato.


Grazie alla recensione di Colin Cooper su Classical Guitar ho saputo, una volta in Italia, che il mio concerto era stato apprezzato e trasmesso dalla BBC, inoltre quella bella recensione sulla più autorevole rivista di chitarra dell'epoca mi ha ufficialmente presentato alla ribalta internazionale.


Ci sono delle curiosità su questo festival: recentemente in Asia un collega mi ha raccontato che qualcuno aveva registrato tutto il festival e, senza nemmeno chiedermi il parere, aveva pubblicato un disco!


Ma la cosa più divertente riguardo a questo concerto è questa: tempo fa ho ascoltato su You tube una serie di brani di Brouwer (audio) corredati dalla foto dell'autore.


Tutto faceva pensare che si trattasse di registrazioni dello stesso Brouwer, ma ascoltando il Paisaje cubano con campanas mi sono reso conto che si trattava della mia esecuzione del concerto all'Avana!

Dovevate vedere i commenti! “si sente che è l'autore….“  solo un cubano poteva suonare così!”  , “solo l'autore poteva…”e via sviolinando.

Ho lasciato fare per un po' poi ho scritto a chi aveva postato questi video spiegandogli come stavano realmente le cose.

Prontamente è il video è stato ri-postato con il mio nome e i commenti sono spariti…



Repertorio


Guardando i programmi degli anni '80 ho ritrovato il repertorio solistico che proponevo: F. Martin - Quattro pezzi brevi, W. Walton – Bagatelle, M. Giuliani  Rossiniana n.1, Sonatina op. 71, La Rose op. 46, L. Brouwer – El Decameron Negro (appena uscito!), La Espiral eterna, Canticum, Danza Caracteristica, Parabola, G. Petrassi: Nunc, molti brani di Castelnuovo Tedesco  poi Bach, Weiss, Carulli, Villa Lobos ecc.


All' epoca i compositori dell'800 più inoltrato come Regondi, Mertz, Coste ecc. non erano molto conosciuti e non si trovavano le loro musiche.


Facevo dei programmi abbastanza convenzionali ma introducevo sempre uno o due pezzi contemporanei che suonavo nella seconda parte del concerto, quando sentivo che il pubblico era entrato in sintonia, mi ascoltava ed era disposto ad accettare anche un linguaggio più ostico.

Se è una occasione mancata presentare programmi “facili” pensati solo per intrattenere un pubblico generico, sono dell'opinione che sia ancora peggio fare programmi troppo pretenziosi (pallosissime monografie, troppi autori sconosciuti ecc..) con la pretesa di educare il pubblico: chi va a sentire un concerto non vuole essere educato (per quello ci sono le conferenze o i corsi) ma provare delle emozioni.

Però si può presentare al pubblico qualcosa di nuovo all'interno di un contesto familiare.

Suonare è una forma di comunicazione e si deve creare un clima amichevole e caldo prima di poter far arrivare linguaggi e idee nuove.


Negli anni '80 ho suonato davvero di tutto… mi sono venute in mente altre formazioni cameristiche che non ho citato nelle pagine precedenti.

Ricordo il duo con il flautista Marzio Conti, oggi direttore d'orchestra, con cui presentavo un programma che comprendeva anche “I Teatrini della Memoria” del giovane compositore Franco Piersanti, diventato poi famosissimo per le sue colonne sonore (una su tutte: “il Commissario Montalbano”).

C'è stato poi il trio con la grande e già ricordata Dorothy Dorow e il bravissimo violoncellista norvegese Aage Kvalbein, ultima mia collaborazione con il grande soprano inglese e infine i quintetti di Boccherini con il Quartetto Auryn di Colonia  Festival Estate Fiesolana), ottimo quartetto ancora in attività.


Quella è stata la mia prima esperienza di lavoro con un Quartetto, molto istruttiva e anche piacevole, visto che i 4 musicisti erano persone garbate, rilassate e molto accomodanti, cosa che non sempre accade in questo genere di gruppo.


L'ultimo programma di questo super decennio è stata una piece musical teatrale che mi ha divertito assai.



La Rossiniana


Ideata dal regista – autore e attore Sergio Ciulli, con cui avevo eseguito numerose volte il Platero y yo, “La Rossiniana” era un divertissement a tre per attore, soprano e chitarra.

Si eseguivano brani di Rossini e Mozart, in duo col soprano e per chitarra sola, inseriti in un copione in cui l'attore (lo stesso Ciulli) impersonava Rossini lasciando qualche battuta anche ai musicisti (la brava cantante americana Antonia Brown ed io) che in quella occasione abbiamo anche giocato a fare gli attori!






























(Continua…)