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Recensioni scelte

Novità discografiche

Emanuele Cappellotto - Gianluca Sabbadin

"FOUR CLOCKWORKS FOR MANDOLIN & GUITAR"



Dodicilune ED277

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di Cristiano Poli Cappelli

Clockworks for Mandolin & Guitar è un lavoro discografico di notevole interesse, in particolare per il grande coraggio nella scelta del repertorio.


I brani presenti nel cd non sono di certo fatti per ammiccare ai gusti di un pubblico sempre più pigro e meno propenso ad ascolti complessi ma che possono essere di grande interesse e dare notevoli emozioni.


La prima opera presente nel Cd è il Duo op. 85/II, di Norbert Sprongl, autore austriaco scomparso nel 1983, che ha composto una importante quantità di musica per pianoforte e da camera, 4 sinfonie e, ispirato dal suo collega Vinzenz Hladky, diversa musica per strumenti a pizzico, tra cui un’interessante Serenata per mandolino e chitarra ed il bel Duo (1950) presente in questo Cd.


In quest’opera - in quattro movimenti Allegro, Allegro Vivace, Adagio, Allegro Vivace - il dialogo tra mandolino e chitarra è fittissimo, al limite della sovrapposizione e ben reso da due ottimi interpreti che riescono subito a mostrare una notevole sintonia. Il timbro dei due strumenti è caldo ed il dialogo sempre a fuoco.


Anche la Sonata n. 6 di Guido Santorsola del 1981, in

3 movimenti - Allegretto scherzoso, Calmo, Allegro pomposo ma con brio - mette in evidenza la notevole intesa del duo, messa alla prova da un dialogo imitativo e fitto che spesso dà origine a forti sonorità dissonanti, che richiedono ai due strumentisti notevole padronanza tecnica ed equilibrio. Il Secondo movimento, Calmo, è davvero splendido e reso benissimo dal duo Cappellotto - Sabbadin che lo interpreta con un fraseggio chiarissimo e di grande respiro; nel mezzo un episodio quasi giocoso di imitazioni divertente e brioso come una danza di lancette d’orologio, episodio che fa presagire le sonorità del terzo movimento.


La Suite op. 242 di Ernst Krenek (1989), - Overture, intermezzo I, Scherzo, Canon, Soliloqui (for mandolin), Intermezzo II, Mini Opera - è un’opera di ampio respiro, di grande interesse e una delle ultime composizioni del musicista di origine Boema. Ernst Krenek è autore di notevole importanza, che si è cimentato ed ha approfondito molti stili compositivi passando dal neoclassicismo, al jazz per approdare alla dodecafonia ed alla musica aleatoria. La Suite op. 242 è un classeur di esperienze compositive dell’autore boemo, un susseguirsi di citazioni di stili, senza un ordine apparente, nonostante una visione di insieme riesca a fornire una sorta di unitarietà, grazie anche alla bella interpretazione ed al piglio che il duo riesce a dare a questa musica.


Le Sonatine-Lied di Angelo Gilardino sono un ciclo di opere che l’autore rivolge a diversi ensembles a partire dal 2000. La Sonatina Lied n. 4 (2006), in tre movimenti - Allegro non troppo, Nachtmusik, Toccata - è forse il lavoro più “fluido” tra quelli presenti in questo cd.


Come osserva lo stesso Cappellotto nelle note di copertina, l’opera si presenta come un flusso regolare di idee, memorie, paesaggi metafisici ed ogni immagine cede con facilità il passo alla successiva. Uno stream of genres che, a differenza della suite di Krenek - dove ogni stile è nitidamente identificabile - nella musica di Gilardino viene presentato con forza metaforica. Non troveremo in questa musica contrasti o scontri ma una visione unitaria, nel susseguirsi dei movimenti, multiforme e, in un certo senso, post moderna.


L’immagine che viene presentata e che dà vita e impulso al primo movimento è quasi computeristica ed evocativa del ticchettio frenetico di un orologio meccanico. La chitarra ha il compito di scandire un tempo, quasi minaccioso, su cui aleggia il mandolino con il suo fraseggio articolato che trova spesso un dialogo con la chitarra stessa.


Questa idea di tempo inesorabile, monotona e perpetua, diventa quasi trascendente ed ipnotica nel secondo movimento in cui il tessuto sonoro inarrestabile affidato alla chitarra vede il mandolino involarsi in una melodia intima e quasi macabra alternata a momenti di solitudine della chitarra.

La Toccata finale è un movimento di totale astrazione, un moto perpetuo improbabile ed inafferrabile che sembra messo ancor più in evidenza dal gioco di cromatismi che

spesso ritroviamo nell’arco del brano,  indubbiamente di notevole difficoltà interpretativa, soprattutto per l’insieme dei due strumenti: un brano che non lascia scampo.


La sua interpretazione richiede grande bravura e la capacità di intravedere ed involarsi con leggerezza verso il paradiso indossando armi e pesanti armature. L’insieme di Cappellotto e Sabbadin è notevole: un duo affiatato, equilibrato e musicale che riesce a dare una lettura di notevole fattura a musica di qualità e di grande difficoltà.



Cristiano Poli Cappelli