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Recensioni scelte

Novità discografiche

Radamés GNATTALI (1906-1988)

Concertino No. 1 for guitar and orchestra (1951) [20:24]

Concertino No. 2 for guitar and orchestra (1952) [19:11]

Concertino No. 3 Concerto da Copacabana for guitar, flute, timpani and string orchestra (1956) [23:39]

Concerto No. 4 Concerto a Brasileira for guitar and strings (1967) [13:40]

Marco Salcito (guitar)

Orchestra Sinfonica Abruzzese/Marcello Bufalini

rec. 2016, Foyer, Theatre of L'Aquila, Italy

BRILLIANT CLASSICS 95491 [77:01]


La chitarra è uno degli strumenti più importanti della cultura musicale brasiliana e, in qualche modo, sembra riuscire ad ergersi a strumento simbolo per esprimere alcune caratteristiche di questa nazione: i contrasti, la malinconia, la dolcezza, ma anche le grandi contraddizioni.  


Radames Gnattali incarna, nella sua figura di compositore estremamente poliedrico, molte di queste caratteristiche. Compone musica con notevoli contaminazioni popolari ma anche musica dotata di grande “charme” concertistico. Diventa molto presto uno dei compositori più importanti del Brasile assieme ad Heitor Villa-Lobos. Entrambi i nomi sono legati in maniere indissolubile al nostro strumento e ne tirano fuori un’anima tipicamente brasiliana.

di Cristiano Poli Cappelli

Figlio di emigrati italiani, di una pianista ed insegnante di musica e di un ex muratore che, in Brasile, si reinventa, con buoni risultati, fagottista e direttore d’orchestra, Gnattali compie i suoi studi musicali nella sua città di origine, Porto Alegre. Studia pianoforte e violino e diventa un apprezzato concertista. In breve tempo l’esigenza compositiva diventerà preponderante permettendogli di esprimere la complessità del suo mondo musicale, un mondo musicale fortemente influenzato dalla tradizione musicale popolare brasiliana e, quindi, della musica per chitarra.


cambiamento ed entusiasmante. Tutti con caratteri diversi, quasi cuciti su misura per i dedicatari, i quattro concertini sembrano quasi essere una sintesi del mondo compositivo di Gnattali con le sue diversità. Se il primo si apre con un movimento moderato contemplativo e riflessivo, gli altri tre concerti hanno un carattere più affermativo e deciso; se in molti momenti ritroviamo gli elementi caratteristici del Choro con il dialogo tra chitarra e flauto, nel secondo movimento del quarto concerto ci sembra di ascoltare chiaramente un riferimento a Summertime di Gershwin; e ancora, se il secondo concerto, in particolare il “Saudoso” sembra avere un forte carattere “improvvisativo”, il terzo concerto è quasi un “doppio” concerto, in cui il flauto ha un ruolo di grande rilievo e l’equilibrio tra orchestra e solisti richiede grande maestria compositiva e di orchestrazione.



La sua compagna di viaggio, l’orchestra sinfonica abruzzese si conferma una delle orchestre di maggior rilevanza italiana, diretta con grande equilibrio da Marcello Bufalini. Il risultato è quello di una registrazione di notevole impatto e di un altissimo livello interpretativo di opere non facili, opere che richiedono una notevole capacità di superare l’apparente semplicità dei materiali musicali di influenza popolare per approdare nel mondo malinconico e pieno di contraddizioni della cultura brasiliana.


Un disco davvero piacevole ascoltare più e più volte. Da avere.


C.P.C.

Video trailer del CD


Senza dubbio i quattro concerti presenti in questo CD rappresentano uno dei momenti più felici, forse l’apice, della sua produzione per chitarra. Le quattro composizioni sono legate da una modalità compositiva di grande efficacia, modalità che vede la chitarra dialogare con la compagine orchestrale senza quasi mai giungere ad una “lotta” di supremazia che vedrebbe probabilmente soccombere l’esile voce della chitarra. Gnattali sceglie di comporre tenendo ben presenti le caratteristiche della chitarra, esaltandole, e consentendo all’esecutore di potersi esprimere senza dover competere con la massa orchestrale. Raramente la densità della massa orchestrale si oppone alla chitarra che, al contrario, interviene quasi sempre da sola o sostenuta da altri strumenti, in un gioco dialogico impeccabile e trasparente. Va sottolineata, tra l’altro, la maestria e l’agio con cui Gnattali si trova nello scrivere per chitarra. Raramente dei compositori hanno dimostrato di conoscere profondamente questo strumento e ciò è ampiamente dimostrato dal continuo e sapiente ricorso a quasi tutti quegli artifici tecnici di cui il nostro strumento dispone: percussioni, legati tecnici, armonici, rasgueados, timbri.


I quattro concerti rappresentano quattro tappe evolutive del percorso creativo di Gnattali e vengono fortemente influenzate dagli stili dei musicisti a cui sono dedicati. In queste opere assistiamo ad una superba commistione di generi, in un’accezione quasi postmoderna, in cui convivono felicemente il jazz, la bossanova, la tradizione popolare ma anche Gershwin e la musica “colta”, in una complessità in continuo



Va da sé che una tale ricchezza di materiali musicali richieda una grande versatilità interpretativa e Marco Salcito ci regala delle esecuzioni davvero brillanti e di grande personalità. La sua interpretazione è scalpitante e dotata di grande verve, una verve che gli consente di dialogare, alla pari, con una massa orchestrale di ottimo livello. Salcito sfoggia una grande energia ed un’invidiabile sicurezza tecnica riuscendo a modificare il suo modo di suonare in modo anche radicale, adattandolo plasticamente a quello che la musica richiede: non sembra fare alcuna fatica nel districarsi con naturalezza tra i mille materiali musicali con cui si cimenta, interpretando con notevole intensità i fraseggi più morbidi e ricchi di saudade per lasciarsi andare in modo convincente nei momenti caratterizzati dalla più impetuosa foga chitarristica.