Passione

 

di Alessandro Altieri

sandroaltieri@alice.it

La canzone “Passione” è stata costruita su una poesia di Libero Bovio del 1934 con l’intervento di due musicisti di indiscusso valore quali Ernesto Tagliaferri e Nicola Valente. Qualcuno volle leggere, nell’appassionato – è appena il caso di dirlo!! - testo del brano, un addio al periodo “d’oro” della canzone napoletana, una metafora utilizzata dal Bovio per descrivere lo stato ormai comatoso della canzone partenopea classica, che stava lasciando il passo ai nuovi ritmi e alle nuove contaminazioni, perdendo in originalità e melodia. A mio modesto modo di vedere si tratta, invece, di un testo che parla semplicemente d’amore, ma lo fa nel modo che sappiamo e di cui non tutti possiamo disporre.

Poi ho sempre avuto più dimestichezza con gli attrezzi da lavoro che coi pennini e i calamai e so di non essere gran che come poeta; e non c’è modo migliore per rendersene conto che provarsi a scrivere lettere d’amore.

DUE PAROLE SULLA TRASCRIZIONE

La trascrizione, in tonalità di Re, con la sesta corda abbassata di un tono, dopo poche battute introduttive giocate su bicordi di semicrome che cantano la melodia ed arpeggi degli accordi di accompagnamento, sfocia nella parte cantabile del modo minore.

Cchiu'luntana me staie,
cchiu' vicina te sento...
chi sa a chisto mumento
tu a che pienze... che ffaie...

Contralto e soprano qui si inseguono alternando terze a seste, ed il basso a volte arpeggia, altre fa da base per le armonie. Un rapido arpeggio di semicrome sull’accordo di LA7 e ci troviamo nella parte maggiore che consiglio, come sempre, di “cantare” il più naturalmente possibile, “staccando” la voce dall’arpeggio di crome che resterà in secondo piano.

Te voglio... te penzo... te chiammo...
te veco... te sento... te sonno...

e' n'anno, 'nce pienze ca e' n'anno
ca st'uocchie nun ponno
cchiu' pace truva'?...

La seconda parte si apre con l’immancabile tremolo che ripropone, anche se per sole tre battute, il canto nell’ottava giusta, per poi riesporre, a parte qualche salto di ottava, la melodia in maniera molto simile alla strofa precedente.

Ancora una piccola “cadenza” sull’accordo di la7 e si torna alla parte maggiore, questa volta con una variazione ritmica. Il ritornello, precedentemente suonato in 6/8 è adesso riproposto in 4\4, quasi a voler contrastare l’ossessiva implorazione della voce che da troppo tempo lamenta la perdita dell’amata e non sa darsi pace.

Un punto coronato ed il ritorno immediato al ritmo precedente (6/8) sembrano sottolineare l’amarezza e la disperazione dell’innamorato, mentre l’orchestra di mandolini, che ripete il canto maggiore subito dopo, in un qualche modo intende stemperare il suo dolore, ammantandolo di dolcezza e di malinconia, pur confermandolo nel medesimo, triste ricordo.

Ancora un arpeggio di semicrome, questa volta sull’accordo di Sol-, ed un piccolo gioco di armonici naturali, ci conducono alla parte finale della canzone che si chiude con il LA conclusivo del canto tenuto dai “mandolini” ed una frase, al basso, che prima riecheggia la strofa minore e poi chiude, con arpeggio sull’accordo di Rem9.

Quest’ultimo accordo tenuto sembra lasciare come in sospeso il lamento dell’innamorato, dilatare oltre misura il suo accorato canto, ed afferrarne l’attimo rallentandolo, diluendolo, approssimandolo all’infinito. Non è più un anno il tempo vissuto senza di lei ma sono cinque, son dieci, son quindici, trascorsi senza poterle “tenere le mani”, senza riuscire a riafferrarne il volto che continuerà ad essere delineato, in maniera sempre più sfumata ed eterea, soltanto dalle note della sua chitarra.

Insomma, continuando ad inseguire un sogno che, sa bene, è condannato a non poter riafferrare mai più.

Ma i sogni sono e debbono restare favole arruffate, delle quali, appunto per questo, a noialtri, continuerà per sempre a sfuggire la trama. Perché appena si tramutano in realtà i sogni smettono di essere tali e diventano quel solito, grigio, frenetico affannarsi che è la nostra vita.

Grazie per avermi sopportato anche stavolta.

Un e-bbraccio a tutti Voi.

Alessandro ALTIERI



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