Ave Maria (Bach-Gounod)

 

DUE PAROLE SULLA TRASCRIZIONE

Benvenuti al terzo appuntamento con la nostra rubrica di trascrizioni ed ancora grazie a tutti quelli che mi scrivono e si interessano alle mie modeste cose; spero di continuare sulla strada intrapresa e di tenere sempre viva la loro curiosità e la loro partecipazione.

Questa volta è toccato ad una celeberrima aria che vi sarà capitato di ascoltare chissà quante volte in questa o quella versione, per chitarra e violino, quartetto d'archi e clarinetto, arpa e soprano, pianoforte e violoncello, flauto andino ed organetto lucano e chi più ne ha più ne metta ;-)

In realtà si tratta di una rielaborazione, effettuata nel 1859 dal compositore francese Charles Gounod, del Preludio n. 1 in Do maggiore (BWV 846) che Johann Sebastian Bach aveva scritto quasi 150 anni prima. In buona sostanza Gounod si "limitò", per quanto in maniera indubbiamente geniale, ad aggiungere una melodia alla musica del Sommo Immortale riuscendo in qualche modo a risplendere anch'egli della luce riflessa da un Astro di così eccelsa grandezza.

Molti anni fa (parliamo, ahimè, del secolo scorso!) il sottoscritto ebbe modo di ascoltare una esecuzione di questa celebre aria da parte di un duo Arpa-Soprano che ne diede una interpretazione davvero molto toccante nella sua semplicità e precisione. Le note pulite dell'arpa e la voce suadente del soprano crearono un'atmosfera davvero cristallina e la chiesa nella quale il concerto si tenne parve vibrare tutta intera per il breve spazio di quella esecuzione. Gli applausi risuonarono scroscianti e, chissà, forse nel disperato tentativo di carpirne una pur piccola parte, già all'epoca mi ripromisi che avrei provato a suonarla con il mio strumento; evidentemente, però, non ero ancora in possesso nè della tecnica strumentale necessaria - il pezzo in realtà non è molto difficile - nè, men che meno, della capacità di elaborarne una trascrizione decente.

Così il progetto venne giocoforza accantonato ma il fascino di quella lontana esecuzione è in un qualche modo sopravvissuto in qualche polveroso angolo della mia mente o del mio cuore. Oggi, a distanza di tanti, forse troppi anni, un mio molto giovane ed altrettanto caro allievo mi ha chiesto una trascrizione di quella melodia per poterla eseguire in non ricordo più quale occasione; al che, ancora memore delle belle emozioni che quel duo seppe suscitare nel pubblico presente, ho provato a cimentarmi nel lavoro che trovate qui sotto allegato.

Siamo in tonalità di Re maggiore con la sesta corda abbassata di un tono.

Dopo aver dato una rapida occhiata la prima domanda che ogni appassionato competente senza dubbio si farà è: - Che bisogno c'era di fare una trascrizione di questa Ave Maria, quando siamo già in possesso di quella - per di più nella medesima tonalità - probabilmente più riuscita e certamente più autorevole dell'illustre Maestro Francisco Tarrega?!?

Ebbene dirò, dall'alto della mia smisurata immodestia, (pur precisando che proprio da quella di Tarrega son partito ed anzi, specie nella parte finale, ho "importato" delle battute pari pari) che nella versione tarreghiana mi pare ci siano le note del canto che si sovrappongono a quelle dell'arpeggio di accompagnamento creando - non vorrei peccare di presunzione - degli strani "ribattimenti" ed ingenerando, in definitiva, nell'ascoltatore un pò di confusione. Cosicché ho pensato di isolare la melodia tenendola "fuori" dal range dell'arpeggio e cercando sempre di pensare al soprano in quella chiesa di cui vi ho detto poche righe sopra. Spero non me ne vogliano i fans del grande Maestro.

Il brano consta di quattro semplici battute di introduzione, della parte centrale "cantata" dal soprano - che si può eventualmente ripetere da capo - e di una coda finale come da Preludio di Bach.

Poche raccomandazioni mi sentirei di fornire a chi voglia cimentarsi nello studio di questa trascrizione. Certo la prima e più importante è quella di "cantare" bene la melodia tenendo un pò più "dentro" l'arpeggio e "pigiando" ove necessario il canto pur senza cedere alla tentazione di "sfondare" i limiti dinamici del nostro strumento. Poi, in secondo luogo, tentare, nei limiti del possibile (non sempre si può ottenere l'intero accordo con un'unica presa anche se ho tentato di ridurre al minimo questi casi) di lasciar vibrare ogni armonia tenendo le note, in qualche caso, anche oltre il valore effettivamente scritto. Mi affido al vostro buon gusto ed alla vostra musicalità e resto in attesa di avere ancora le vs. graditissime impressioni, suggerimenti, critiche etc. al consueto indirizzo email.

Vi e-bbraccio tutti.

Alla prossima.

Alessandro Altieri


Scarica intero PDFave_maria_files/Ave%20Maria%20Gounod.pdf

Ave Maria (Bach-Gounod)

A.Altieri, chitarra

di Alessandro Altieri

sandroaltieri@alice.it

VAI ALL’INDICE

http://www.dotguitar.it/ewzine/zine/trascrizioni/index.html