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Libri e Partiture


MICHELE PITTALUGA e il Concorso Internazionale di Chitarra "M.Pittaluga - Città di Alessandria".


A cura di  Frédéric Zigante


Contributi di Alberto Ballerino, Stefano Picciano, Frédéric Zigante.

Edizioni Comitato Promotore del Concorso "M.Pittaluga"



Un signore che si chiamava Michele Pittaluga, di professione chimico farmacista, il cui interesse principale, nondimeno, era da sempre la musica, nel 1967 decise di mettere mano a un progetto che riguardasse questa sua ardente passione e che, contemporaneamente, potesse dare un contributo nel riscrivere il futuro socio-economico e culturale di Alessandria, sua città natale, i cui ottocento anni dalla fondazione sarebbero ricorsi l'anno successivo.


Fu per questa occasione dunque, che nacque un concorso internazionale di musica; in un luogo, va detto, già in tal senso ricettivo, soprattutto sotto il profilo operistico e teatrale. Difatti, la città piemontese, dai trascorsi risorgimentali liberali e socialisti era stata protagonista negli anni '30 di quella preziosa quanto originale esperienza di rilievo nazionale del Teatro Lirico di Avviamento presso il Teatro Municipale (distrutto poi da un bombardamento aereo nel '44), che consacrava l'esordio di  giovanissimi cantanti sulle scene del teatro d'opera.


Se in un primo momento, Pittaluga pensò proprio al canto, questa idea fu subito soppiantata dall'entusiasmo che coltivava in quegli anni per la chitarra, alimentato dalla grande ammirazione per un interprete del calibro di Andrés Segovia.


Ma già nel 1964 erano cominciate le trattative con i più importanti esponenti della classe dirigente alessandrina - cui anch'egli apparteneva - e con i più illuminati intellettuali suoi amici, convincendoli che la riqualificazione socio-economica e culturale della città dovesse avvenire proprio nel segno del risveglio di una tradizione musicale che si allacciasse ad una nuova era  della politica italiana, quella  del boom economico. Egli stesso, di fronte alla crisi in cui versava lo storico Liceo Musicale “A. Vivaldi”, ne accettò in quello stesso anno la presidenza, riuscendo di lì a pochi anni a trasformarlo in Conservatorio.


Questa dunque la cornice entro cui si mosse alla metà degli anni '60 del secolo scorso Michele Pittaluga, figura complessa  e dai tratti atipici di umanista e scienziato insieme. La breve ricostruzione da cui siamo partiti si trasforma in una analisi esaustiva della vita, del suo operato e dei frutti che ci lascia in eredità nelle pagine del bel volume monografico a lui dedicato, Michele Pittaluga e il Concorso Internazionale di Chitarra Michele Pittaluga – Città di Alessandria, Edizioni Comitato Promotore del Concorso “Michele Pittaluga”, 2017.


C'è da domandarsi il perché sia passato così tanto tempo prima che un testo  di indiscussa importanza nel riassumere gli eventi che determinarono l'attuale fisionomia del mondo chitarristico, veda solo ora la luce. Colpisce subito il formato imponente, come meritano i volumi di pregio e le pubblicazioni speciali, e come si ricorda nella Prefazione, la spinta alla sua realizzazione è da attribuirsi alla fortuita coincidenza della cinquantesima edizione del concorso con il centenario della nascita del suo fondatore.


Il testo si apre con i ringraziamenti di Maria Luisa, Micaela e Marcello Pittaluga - che dal '95, anno della scomparsa del padre Michele, ne hanno abbracciato l'interesse intellettuale  proseguendone inarrestabilmente l'attività - nei confronti degli autori dei contributi presenti in questo libro collettaneo  e di quanti tra amici e autorità hanno appoggiato l'iniziativa.  



Soffermandoci ancora sulla veste grafica, oltre alla traduzione a fronte dei testi in lingua inglese (e al bel “logo” costituito dalla riproduzione di un disegno a matita di Felice Casorati, “Concertino”, che fa parte della collezione di arte contemporanea di Pittaluga), non possiamo tralasciare il significativo corredo fotografico presente nel volume, proveniente dagli archivi privati di famiglia.


Le immagini non costituiscono  solo un complemento di valore storico per chi le osserva, ma un commovente, a tratti malinconico contrappunto poetico esistenziale e culturale al racconto, capaci di fare leggere l'illeggibile, quasi parlassero, immortalando in uno scatto i luoghi abitati e i momenti vissuti dal protagonista così come l'emozione dei vincitori delle varie edizioni del concorso; al contempo, suscitando  emozioni per miti e leggende della chitarra (da Rodrigo a Castelnuovo Tedesco e Tansman, da Alirio Diaz a Ida Presti e Alexandre Lagoya, da Antonio Lauro a   Pietro Gallinotti e tanti altri), icone di un tempo passato ma non perduto,  che riversa i risultati conseguiti in un presente che si basa e si nutre di questa storia.


Le prime pagine del libro ospitano le brevi e toccanti poesie scritte da Pittaluga durante la prigionia nei campi di concentramento, cui seguono i tre contributi che esplorano trasversalmente la vita di Pittaluga e il suo operato, dando luogo a tre prospettive differenti.

Nel primo di essi (Michele Pittaluga e Alessandria, pp. 1-40), Alberto Ballerino  scrittore e giornalista attento alla storia locale (redattore del Il Piccolo, testata cittadina per cui collaborò anche Pittaluga in qualità di  critico musicale), descrive le trasformazioni urbanistiche e le identità sociali dell' ambiente   alessandrino con tutte le sue dinamiche e problematiche economiche e culturali, intrecciandole con la storia della famiglia Pittaluga a cominciare dalla seconda metà dell'Ottocento, in piena Belle Époque, quando nonno Michele , “uomo elegante, con la passione per il  violino e per la pittura si ambienta perfettamente tra le maglie della piccola borghesia locale che disegnerà l'elegante volto commerciale del centro storico, così come si presenta ancora oggi” (p.3).


Ripercorrere le vicende della vita di Michele Pittaluga come ha fatto Ballerino, dagli anni del liceo a quelli della deportazione nei campi di Leopoli in Ucraina e Wietzendorf in Germania, fino al rientro a casa nel '45 e poi fino agli anni '90 del secolo scorso, significa rischiarare un tornante della storia italiana, raccontata parallelamente alle vicissitudini e ai successi di una originalissima città di provincia (sede tra l'altro del marchio 'Borsalino', il cappello che seduceva il gusto degli italiani).  


Di figure eccezionali come quella di Pittaluga che, come altri uomini di quella generazione, si è speso per il bene della sua comunità in maniera disinteressata, “affrontando i suoi impegni all'insegna di uno spirito di servizio”(p.39), avverte Ballerino, oggi se ne soffre la mancanza.

di Paola Troncone