Santa Lucia Luntana

Santa Lucia Luntana

 

di Alessandro Altieri

sandroaltieri@alice.it

Santa Lucia Luntana, per quanto personalmente mi riguarda, è una di quelle canzoni che hanno una specie di “magico filo diretto”, una corsia privilegiata, una sorta di cordone ombelicale che le collega senza intermediari al cuore, che conferisce loro la capacità ed il privilegio di parlare direttamente all’anima, senza prima attraversare la decodifica della mente.


In questi rari e fortunati casi – almeno, ribadisco e sottolineo,  per quanto attiene alla mia persona – non c’è alcun bisogno di esecuzioni particolarmente ispirate e felici (che, certo, non guastano!) né di ugole da usignolo, carismatiche vibrazioni, virtuosismi da baraccone e\o effetti speciali da tecnologia taiwanese. Basta accennare per pochi attimi la melodia, persino zufolando, e tutto quello che questa canzone nel corso dei decenni (fra pochi anni compirà il secolo di vita!) ha rappresentato e a tutt’oggi incarna, come risvegliato e richiamato in vita da quelle poche, esili note, riaffiorerà, per forza d’inerzia, direttamente dal fondo dell’anima. 


Proprio in virtù di quanto appena esposto, la trascrizione di questo appuntamento, scritta, una ennesima volta, nella tonalità per eccellenza del nostro strumento, è indubbiamente da catalogarsi fra quelle molto facili sotto il profilo tecnico. Altro discorso si potrebbe fare per quanto attiene alla passione ed al sentimento da infondere nell’interpretazione, ma la coscienza delle mie scarse capacità in quella direzione mi suggerisce di tenere, al riguardo, un atteggiamento di prudenziale silenzio.


La trascrizione si apre con l’esposizione dell’ intro (ma va? ;-) in levare; raccomando di pronunciare bene le notine di abbellimento, caratteristiche di questa frase, e di staccare l’accompagnamento. A seguire l’esposizione della parte cantata “Partono ‘e bastimente \ p’è terre assaje luntane \ cantano a buorde \ so’ Napulitane” . Come dicevamo poco sopra, nessuna particolare difficoltà, anzi; semplicemente le note della melodia con l’accompagnamento del basso a valzerino lento.


Passando per FA#min e DO#min con piccolissime variazioni di basso e fermandosi un attimo a “contemplare” quell’accordo di settima diminuita “coronato”, il musi-turista arriva in piazza Largo Assai. Battutacce a parte, siamo al momento clou della canzone ed il tentativo di emulare anche con il nostro strumento, il lirismo che trabocca dalla prossima frase, è un vero e proprio obbligo di legge. 


L’andamento ritmico si fa di colpo molto più lento, anche ad evitare in partitura uno spropositato uso di “corone” e la frase “ Santa Lucia \ luntano ‘a te “ viene cantata dal solo pollice, quasi a riecheggiare certe atmosfere Villalobosiane per poi ritornare, di nuovo quasi immediatamente, al tempo primo e chiudere la frase con spigliatezza, addirittura un po’ accelerando, senza disdegnare un altro paio di “fermate” sulle corone di turno.


Tutto queste raccomandazioni, è ovvio, per quei pochissimi (forse nessuno!) che non dovessero aver mai ascoltato questa celebre canzone. Tutti gli altri sanno già (e meglio!) cosa fare.


Si ripete l’intro all’ottava superiore con piccoli giochi di armonici e si torna al canto della strofa, con qualche ribattuto e mordente in più, giusto a significare una piccola variazione di intenzione; variazione la quale si intensifica e si fa più “sentita” con la modifica dell’accompagnamento prima (un arpeggio di crome che vi prego di attuare come da diteggiatura indicata) e con il ribattuto in semicrome poi che riespone il canto all’ottava superiore.


Scommetto che qualcuno di voi si stava chiedendo che fine avessero fatto i mandolini. Eccoli in un breve ma significativo intervento sugli accordi di FA#min e DO#min, “tremolati” fino al nuovo “stop” sul successivo accordo di diminuita, come ormai di consueto in questa trascrizione che ha fin troppo abusato del punto coronato, nonostante la buona intenzione iniziale di non cadere nella trappola.  Me ne scuso con tutti!


La trascrizione si chiude con l’uso di armonici naturali per la ripetizione del ritornello (per dir così) e, dopo una rapida scaletta di semicrome e l’ennesima corona, rientrano gli immancabili mandolini che “tengono” l’acuto finale del tenore, mentre l’orchestra ripropone le note del canto, in chiusura.


Ancora una volta grazie per avermi fin qui sopportato e supportato con i Vs suggerimenti, consigli, pareri ed impressioni via mail.


Un caloroso e-bbraccio a tutti.

Alessandro Altieri