Tarantella internazionale

 

La canzone oggetto di questa trascrizione, TARANTELLA INTERNAZIONALE, scritta da Ernesto Murolo ed Ernesto Tagliaferri, venne presentata alla Piedigrotta Gennarelli nel 1926 per l'interpretazione di Gennaro Pasquariello. Ricordo perfettamente di essermi trovato, molti anni fa, in casa Murolo e di averla accennata - appena due accordi all'epoca, non di più -  al celebre Roberto che, forse per non infierire troppo sul mio decisamente scarno e dilettantesco tentativo, semplicemente così commentò : "A' canzone 'e papà".

Da allora, in ogni caso, mi è rimasta l'idea di farne un arrangiamento un po’ più serio e grazie al disco di Gianni Palazzo che mi ha senza dubbio ispirato la presente e riacceso l'antica voglia di fare, oggi sono in grado di presentarvela in tonalità di LA+, nella partitura che trovate qui sotto allegata.

Si inizia con l'effetto tamburo (datammille nu tammurro, voglio 'o popolo attuorno a mme) e due notine di fioritura dal sapore assolutamente partenopeo (quinta diminuita) che ho cercato di riportare alla fine di ogni sezione, variandole lievemente di volta in volta, lungo tutto il pezzo, a caratterizzarne la Napoletanità (......Mo cu “Valenzia”, mo cu “Paquita”/ napulitano nun cante cchiù!).

Poi si passa all'introduzione che è, a sua volta, una citazione da un'altra celeberrima canzone napoletana, e che consiglio di evidenziare lasciando un po’ "dentro" i bassi, sempre comunque presenti e staccati a cadenzare il frenetico ritmo di questa spigliata tarantella.

L'esposizione del canto nell'ottava superiore - prima strofa - non presenta particolari difficoltà tecniche, a parte il fatto della precisione ritmica che non può certo mancare in una danza come questa. Un po’ di attenzione all'accordo di FA#min che, legato al successivo DO#min e con il gioco di bassi in risposta al canto, può non risultare agevolissimo e chiede un po’ di costanza per il superamento della (lieve, in ogni caso) difficoltà tecnica. (Se scetassero / tutt”e ccanzone ‘e nu seculo, / fatte a Napule / primma ‘e sti mmùseche oje ne’.....).

Un'altra fioritura "araba" chiude questa sezione ed introduce alla parte finale del cantato (Qua’ spagnola? Qua’ americana? /Ma s’ ‘o ccredono o fanno apposta? / Chest’è musica paisana! / Chest’è pane d’ a casa nosta! / Chist’è Napule quann’abballa......) per la quale suggerisco di tentare un continuo crescendo e rallentando, con leggera esitazione sul punto culminante e, comunque, fino all'accordo di Simin che prelude alla chiusura in La+.

La ripetizione dell'intro più lenta e tutta la prima strofa esposta, questa volta nell'ottava inferiore, in maniera più "elegiaca" - passatemi il termine -, sembrano togliere qualcosa alla spigliatezza del brano per generare un momento più intimo e riflessivo. (cercate, se possibile, di rispettare l'uso di corde diverse per esporre il cantato, così come consigliato in partitura, per ottenere l'effetto campanelas) Ma il rapido ritorno alla velocità originaria (scala di La+ che ci porta all'accordo di FA#min) ed alcune piccole variazioni rispetto alla medesima parte eseguita precedentemente, (risposte al basso ed accordi da minore a maggiore) ci riportano alla condizione iniziale di danza diabolica e sfrenata.

La parte finale, a parte qualche leggera variazione in alcuni punti (canto nell'ottava inferiore) è sostanzialmente identica alla precedente e, dunque, valgono le medesime raccomandazioni. Non poteva mancare un tremolo per l'ultima variazione (chist'è Napule quanno abballa .....), né una serie di arpeggi in La+ che fanno da preludio al finale in crescendo ed accelerando, fino all'esplosivo LA superiore, facendo bonariamente un po’ il verso al nostro amato M. Giuliani. 

di Alessandro Altieri

sandroaltieri@alice.it