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Le opere sopra citate appartengono tutte alla produzione per chitarra sola, ma non va sottovalutato il contributo offerto da Dyens alla musica per formazioni con più chitarre.

In questo ambito troviamo materiale per duo (Côté Nord, dedicato al Duo Assad nel 1993), quartetto o ensemble (Brésils, Hamsa, Suite Polymorphe, Ville d'Avril, Soleils levants, Seul à seuls, Austin Tango), ottetto (Côté Sud, Rythmaginaires) e concerti per chitarra sola e ensemble di chitarre (Concertino de Nürtingen e Concerto en SI).


Dedicate ad altre formazioni vi sono inoltre la Traveling Sonata per flauto e chitarra (commissionatagli dalla Driller-Quaile School of Music di New York - USA), l'adattamento del lavoro per chitarra sola Djembe per chitarra, flauto e quartetto d'archi, un concerto per chitarra e orchestra d'archi (Concerto métis) e un concerto per due chitarre e orchestra d'archi (Concertomaggio).


Troviamo poi anche la realizzazione di musiche che fanno da colonna sonora ad un racconto per l'infanzia di Leigh Sauerwein (1944), distribuito in Italia con il nome Hotel della Chitarra Blu.





di Marco Corsi


ROLAND DYENS

Pittura a sei corde


Nonostante i propositi “educativi”, nessuno dei brani presentati mostra comunque il carattere di “studio”, ossia non danno l'idea di essere stati concepiti e strutturati per sviluppare aspetti tecnici specifici, bensì per acquisire una sempre maggiore capacità espressiva attraverso l'uso di varie tecniche.

20 Lettres -

-     La riduzione dello stridio sulle corde: altro elemento chiave legato alla qualità dell'esecuzione è la riduzione (o eliminazione) dei fastidiosi ronzii e stridii dati dallo scorrimento delle dita della mano sinistra sulle corde gravi. Dyens offre vari consigli relativi al movimento o al modo di posizionare le dita in queste situazioni. Nell'esempio che segue si può notare come venga sottolineato ogni passaggio che prevede uno spostamento dello stesso dito secondo la lunghezza della corda con un simbolo (+++++) per richiamare l'attenzione sul controllo del rumore nel movimento che si andrà ad eseguire:


CONTINUA

2.2. LE TRASCRIZIONI E GLI ARRANGIAMENTI

Come noto, le radici della chitarra sono molto antiche. Nel Rinascimento iniziò a essere definita con questo nome, ma antenati diretti sono già presenti in periodi precedenti. Varie e spesso radicali sono però le modifiche strutturali apportate a questo strumento nel corso dei secoli, come l'incremento delle corde 18 o l'abbandono dei cori 19, con conseguente mutamento nella tecnica strumentale e nella scrittura musicale.


Ne deriva che tutto il materiale precedente l'Ottocento, periodo in cui la chitarra comincia ad assumere le caratteristiche odierne, viene oggi riproposto grazie a opere di trascrizione, come anche la musica concepita per altri strumenti a pizzico quali il liuto o la vihuela.

Ciò dimostra come anche solo per pura esigenza di conservazione si sia dovuto ricorrere all'uso della trascrizione o dell'arrangiamento all'interno del repertorio chitarristico. Naturalmente poi la volontà di acquisire materiale scritto per altri strumenti ha stimolato la creatività di moltissimi chitarristi, da Giuliani a Segovia, da Tárrega a Russell, che con il loro lavoro hanno introdotto brani divenuti ormai emblema della chitarra, come la  famosa Asturias 20 o la Danza Spagnola n°5 “Andaluza” 21, scritte in origine per pianoforte.


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16. Ibidem pag.1.

17. Ibidem pag.1.

18. Dalle 4 originariamente presenti nella chitarra rinascimentale, si passa a 5 nella seconda metà del Cinquecento per arrivare alle 6 odierne verso la fine del Settecento.

19. Sia la chitarra rinascimentale che quella barocca avevano, fatta eccezione per il cantino, tutte le corde raddoppiate all'ottava o all'unisono, ed erano definite appunto cori.

20. Tratta dalla Suite Española (1912) di Isaac Albéniz (1860-1909).

21. Tratta dal secondo vol. delle 12 Danze Españole (1890) di Enrique Granados (1867-1916).